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Lettera a mio figlio sulla felicità, di Sergio Bambaren


In questi ultimi mesi mi sono  dedicata alla lettura di libri che, per un verso o per l’altro, trattano di felicità.

Facile sarebbe dire che è un’esigenza dettata dal periodo che stiamo vivendo, il telegiornale sembra il diario di bordo di un Risiko immaginario, e la cronaca della carta stampata non è da meno.

La molla che mi ha fatto decidere di scrivere su questo tema, in effetti, è molto più umile dell’analisi di tutto ciò.

Un pomeriggio, mentre camminavo  presa dai miei pensieri, un suono inusuale ha attirato la mia attenzione. Mi sono fermata, cercando di capire cosa mi aveva colpito e sorpreso.

Guardandomi attorno, ho identificato subito quel suono che non sentivo da tanto tempo: un signore mentre passeggiava stava fischiettando. Addirittura aveva un’ombra di sorriso sul viso!

Accidenti, ho pensato, quella è una persona felice.

Un panda, un gorilla dell’etologa Fossey, una stella alpina, insomma una vera e propria specie in via di estinzione.

Ho rimuginato per giorni su questo incontro, ed ho iniziato ad osservare le persone intorno a me, e vedevo persone infastidite, arrabbiate, per lo più nervose o scocciate, spesso imbronciate.

Felici, no davvero.

Allora, sempre più incuriosita, ne ho cercato la definizione: la felicità è lo stato d’animo (emozione) positivo di chi ritiene soddisfatti tutti i propri bisogni. L’etimologia significa abbondanza, ricchezza, prosperità.

E subito, lo so, scatta l’associazione con le cose materiali. Se “possiedo” molte cose, allora sono felice. In realtà, credo che il concetto si riferisca anche alla sfera emotiva, non solo a quella materiale. E come si fa, oggi, che siamo immersi in così tanti problemi, ad essere felici?

Per trovare risposta a questa domanda, ho cominciato a leggere libri.

Ho scoperto con piacere che ad Harward, prestigiosa università americana, si tiene regolarmente un corso pratico di psicologia positiva definito “corso per la felicità” tenuto da Tal Ben-Shahar. Allora, incuriosita, ho letto il suo libro “Più felice”, un manuale pratico per essere felici nella vita di ogni giorno.

Essendo fuori catalogo, non è di questo libro che voglio parlarvi ma di “Lettera a mio figlio sulla felicità”di Sergio Bambaren.

L’autore, noto al pubblico per  il suo primo libro “Il delfino” che ha ottenuto un successo mondiale, definisce questo libro (scritto per essere donato al figlio, ma anche a noi lettori) una mappa per affrontare il viaggio più importante in questa vita, ovvero quello verso la felicità.

Bambaren è un autore australiano, nato in Perù e attualmente vive negli Stati Uniti. Esperto surfista e ambasciatore di battaglie ecologiste ha girato il mondo in cerca del vero significato della vita.

Quando è nato suo figlio, Daniel, decide di condensare in un libro quello che, nel bene e nel male, è la sua esperienza delle prove che lui, come tutti noi, dobbiamo affrontare ogni giorno in questa vita.

Questo libro si è aggiunto subito a quelli che ho già acquistato in questi anni per mia figlia, una sorta di piccola biblioteca che le regalerò quando sarà un pochino più grande.

Perché ai nostri figli insegniamo a leggere e scrivere, a far di conto, ad essere educati, ma l’ABC delle emozioni, quello no. Siamo tutti fai-da-te in questo ambito, con il risultato spesso di essere adulti confusi e (forse) poco felici.

Io mi impegno ogni giorno ad insegnare a mia figlia a distinguere gli stati d’animo, le sensazioni, a coltivare e sentire le emozioni, quelle belle, quelle che ci rafforzano e ci fanno stare bene anche quando la vita ci mette in ginocchio o a dura prova.

Agire, non reagire ad ogni stimolo esterno, e lo fai solo se sei consapevole di cosa stai provando.

E allora, pare, si può imparare anche ad essere felici, se si sa come fare.

Ci si allena, come a leggere e parlare una lingua sconosciuta, si traduce dal noto al meno noto.

Non è facile, ma neanche troppo difficile, proprio come imparare a fischiettare.

Magari non ne abbiamo nessun motivo, ma scopriamo che farlo ci mette di buon umore.

E il segreto per esser felici, per quel che ne ho capito io, è che non esiste un’unica ricetta: ognuno aggiunge e toglie  ingredienti all’impasto che chiamiamo Vita.

Forse il segreto è tutto qui.

 

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