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"Ogni giorno" di David Levithan recensione


La letteratura per ragazzi è una continua scoperta per una lettrice assidua come me.

Dopo The Giver di Lois Lowry, Oh boy! e Nodi al Pettine di Marie-Aude Murail (che vi consiglio vivamente anche se, come me, non siete adolescenti) una cara amica mi ha suggerito di leggere “Ogni giorno”.

Affascinante, coinvolgente ed originale.

Ecco, la mia recensione di questo libro potrebbe essere tutta qui.

David Levithan – classe 1972, scrittore americano già vincitore di numerosi premi – tesse con la delicatezza di un merletto questa storia avvincente e divertente: A., un’entità non meglio definita, ogni giorno da quando è nato si sveglia in un corpo diverso.

Maschio o femmina, l'unica cosa che accomuna tutti i suoi risvegli è l’età del corpo che lo ospita, che coincide con la sua: 5994 giorni, ovvero sedici anni e qualche giorno.

A. cerca di non interferire affatto, per quel giorno, con la vita del corpo che occupa, proprio per non modificare l’esistenza del ragazzo o della ragazza di turno; sente se stesso, ma può “accedere” ai ricordi e ai sentimenti dell’ospite, se non altro per ricordarsi i nomi dei famigliari e degli amici, per arrivare a scuola, e per tornare a casa.

Vive il presente, ci spiega ad un certo punto A.: all’inizio era difficile vivere senza creare legami duraturi, e senza poter mai decidere sulla vita degli altri. Si definisce un vagabondo; ci racconta che non deve lasciare nulla di sé all’ospite, che la giornata deve passare senza che A. lasci tracce di sé,  anche se, ogni volta, c'è una cosa porta via con sé, ed è la conoscenza:

“Imparo. Capita che m’insegnino qualcosa che mi è già stato insegnato dozzine di volte, ma capita anche che mi insegnino qualcosa di nuovo. Accedendo a un corpo, a una mente, scopro quali informazioni vi sono custodite, e quando lo faccio, imparo. La conoscenza è l’unica cosa che tengo con me quando vado via”.

Ma un giorno, abitando un ragazzo di nome Justin, A. si innamora di una ragazza, della ragazza di Justin.

E le cose cambiano.

La storia parte proprio da qui, e vi lascio il piacere di farvi avvolgere da questa storia avvincente e delicata.

Quello che vi lascio io, invece, dopo aver condiviso con A. questo spazio che ospita le mie riflessioni, è l’accento sui valori di cui è ricco questo libro.

L’empatia è una caratteristica che A. deve sviluppare per immedesimarsi subito con la persona che lo ospita e con gli estranei che lo circondano per quel giorno di vita, e per adattarsi ogni giorno ad un corpo diverso: più grasso, malato, femminile e maschile. Deve concentrarsi sul presente, invece di rimuginare sul passato o sognare il futuro che non esiste: il passato e il futuro sono complicati, ci dice A., il presente è semplice.

Ecco, questo è A.

Un libro, questo, che ogni sedicenne dovrebbe leggere, e ogni adulto che è stato sedicenne dovrebbe aver letto.

Anch'io, come A., chiudendo questo libro ho tenuto con me la conoscenza di una delle tante cose che condivido con il suo modo di vedere la vita, e lascio che siano le sue parole a spiegarlo a voi:

“Ognuno di noi è un’opportunità: i romantici disperati lo percepiscono con maggior precisione, ma anche gli altri alla fine devono arrendersi al fatto che l’unico modo di cavarsela in questa vita è vedere ogni persona come un’opportunità. Il suo modo di essere si basa su ciò che più conta per me: cortesia, creatività, partecipazione nel mondo; un senso del dovere nei confronti delle opportunità che gli stanno attorno. Non ho molto tempo prima di andarmene da questo corpo, l’orologio non la smette di ticchettare. A volte non lo si sente, altre invece lo si sente eccome”.

 

Ogni giorno, David Levithan, Rizzoli 2012 pag. 370

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