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Ciao Narciso, la vita mi aspetta....


E questo è il mio racconto nella raccolta "Il dottor Narciso Vaffa e le sue donne", autrici varie Gox edizioni 2011 pag.220

Capitolo 16

"Ciao Narciso, la vita mi aspetta" 
           di Marina Andruccioli

Ci metto quella mezz’oretta buona, da casa, per arrivare fin qui, per venire a trovarti, Narciso caro, amore mio, e mi pesa, eccome se mi pesa, Narciso. Ma vengo ogni mattina, a trovarti. Anche se ho settant’anni suonati, ce la faccio ancora a camminare, vedi amore mio? Eccomi, sono arrivata, fammi un po’ di spazio, che mi siedo. Uffa, mi sorridi sempre quando vengo a trovarti, amore mio. E poi quel completo gessato che mettevi sempre, oddio come lo odio, oramai mi da i nervi vederlo ogni santo giorno che vengo a trovarti. Ti ricordi, Narciso? Ti vestivi sempre come se fossi un testimone di nozze, mio amore, sempre bellissimo, con quei colori sgargianti, perché non bastava la bellezza del tuo viso a farti notare, no, dovevi metterti al centro dell’attenzione con il tuo vestito migliore, all’ultima moda, ma non bastava ancora, vero? Come un gallo cedrone sceglievi anche i colori più sgargianti per metterti in mostra. E io, dietro a tanta magnificenza ti seguivo in perenne eclisse. Anche adesso, Narciso caro, ti guardo e sbatto gli occhi, abbagliata dal tuo fulgore. Ti do un colpetto con la mano. Non rispondi, eh? Già, le provocazioni non ti piacciono. Eri tu che giocavi in attacco, eh? Le tue donne erano tutte trofei da esporre, da sventolare come vessilli sotto ai nasi dei tuoi amici, il branco del bar da giovane, il branco dell’ufficio subito dopo, il branco del circolo immediatamente dopo e poi appresso i soci del golf, branco pure quello. Eh, Narciso? Ti ricordi cosa ti inventavi per farti la pollastra di turno? Vado a cena dai miei, cara, tu riposati. Vado a trovare dei cari amici, ma tu ti annoieresti. Vado ad una cena di lavoro, tu mi faresti sfigurare, non hai mai niente da metterti che si abbina ai miei completi, sai cara? E io incassavo colpo su colpo. Già. Il Dottor Narciso Vaffa e le sue donne Il Dottor Narciso Vaffa e le sue donne La tua mamma ti conosceva bene, eh? Ti ha dato un nome che diceva tutto, di te: Narciso. Perché tu affrontavi la vita come un ingordo, sfidavi la vita con la strategia delle buone parole e delle buone ragioni, peccato che erano sempre e solo le tue. Sembra proprio che nessuno ti abbia spiegato cosa sia l’umiltà: sei egocentrico e meschino, e non ti sei mai reso conto che sfrutti gli altri, li trascuri, e hai sempre preteso da me, tua moglie, che ti servissi e riverissi senza avere in cambio nulla. Hai sempre pensato in grande, tu, caro il mio Narciso. Di larghe vedute, eri dedito all’esplorazione, dei luoghi e delle donne del luogo. Inoltre non ti accontentavi della solita bistecca, dovevi pasteggiare con i cibi più esotici, le carni più ricercate, il vino più raffinato. Ti attorniavi sempre di persone interessanti, d’altronde sei un uomo di ampie capacità, colto, intelligente, di grande savoir fare, istrionico e ottimo intrattenitore. Però il tempo passato con te è stato anche bello, a volte: sei simpatico, seduttivo, allegro, colto e raffinato. Il tempo che passavi con me, quando eravamo soli, era piacevole. La tua dote il fascino, un fascino ipnotico, la seduzione la tua magia. Così mi trattenevi a te, Narciso, tu la mia droga a cui non riuscivo a rinunciare. Ma tutto cambiava quando c’erano gli altri, quando c’era una nuova preda, quando una donna attirava la tua attenzione, quando c’era una nuova sfida. Allora tu cambiavi: scontroso con me e mellifluo con lei, adulatore con lei e rozzo con me. Poi catturatala all’amo, tornavi da me e io riprendevo posizione al centro della tua galassia. Già, perché per te Narciso mio, la ricerca dell’amore non è stabilità emotiva, ma ricerca del piacere, e i tuoi tradimenti erano giustificati da un’abile strategia di spiegazioni e di razionalizzazioni. Non era mai colpa tua, mio piccolo Narciso: lei ti aveva provocato, oppure avevi alzato troppo il gomito e non hai saputo resisterle, oppure ne andava del tuo orgoglio maschile, insomma un bugiardo nato, si, nato e vissuto mentendo per avvalorare le tue tesi.
Caro Narciso Vaffa, vedi che bel sole, questa mattina, mentre me ne sto seduta accanto a te. Perché sono rimasta tutti questi anni sposata a te, subendo umiliazioni e tradimenti, sentendomi una fallita per tutti questi anni? Semplice, ho aspettato per anni una mattina come questa. Per venirti a trovare, qui, caro Narciso, al campo santo. Perché la vendetta è un piatto che si serve freddo, Narciso, e si deve avere pazienza per assaporarne appieno il sapore. Ogni mattina nonostante i miei acciacchi vengo qui, ti vengo a trovare, mi siedo sulla lapide accanto a te, mi faccio spazio spostando la tua foto che ti ritrae bello con uno dei tuoi raffinati completi, quel sorriso lucente e ammaliatore. Ecco amore mio, caro Narciso, ti ho cambiato i fiori, sono ricercati e belli e strani, mica i gladioli e i crisantemi delle altre tombe, nossignore, belli e unici come piaceva a te. Ho imparato bene, no? Ti odio e ti amo, come ho fatto per tutta la vita, penso, mentre mi rimetto a fatica in piedi e ti guardo mentre mi sorridi dalla foto. Ridi pure, caro Narciso, ma la più felice adesso sono io: perché tu sei li, ma io sono qui.
Io sono viva e tu sei li dentro, e non c’è tanto da sorridere, sai? E per la prima volta nella mia vita l’ho vinta io. E questo mi ripaga di tutti gli anni che ho vissuto con te.
Ciao Narciso, la vita mi aspetta.

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