C’era una volta un
piccolo numero tra tanti. Era piccolo, composto da due parti, un po’
tondeggiante, con due piccoli piedi diversi tra loro e un sorriso dolce.
Dalla
notte dei tempi una mano luminosa lo aveva messo al suo posto, nel calendario
che da ordine e precisione al tempo e lo scandisce.
Ma
non sapeva il perché.
Una
mattina, sentì il suo vicino di posto che si vantava di essere appena tornato
da un lungo viaggio, aveva visitato tutti i mesi del calendario ed era tornato
si stanco, ma raccontava di cose meravigliose che aveva visto ma soprattutto di
aver capito qual’era il suo posto nel grande cerchio della vita.
Così,
il nostro piccolo numero, incuriosito dal sapere cosa lui rappresentava nel
mondo dei numeri, disegnò se stesso nella casella che lo ospitava, ma aggiunse
anche una scritta: torno prima che posso, appena avrò capito chi sono.
Armato
di curiosità e di un fagottino contenente tutti i suoi averi (allegria,
dolcezza, curiosità) si incamminò tra i numeri che componevano il suo mese, per
andare oltre.
Dopo
un po’ di cammino arrivò nel mese di dicembre, dove i numeri erano dorati,
alcuni erano rossi a dir la verità, ma tutti cantavano e brindavano allegri.
Arrivò
al 25, che rosso e commosso lo salutò offrendogli una fetta di pandoro.
Il
nostro numerino gli chiese cosa festeggiava.
E
lui “La nascita di Gesù bambino, è il giorno più bello dell’anno” il 25 era
fiero di quello che rappresentava. “E tu” gli chiese “chi sei?”.
“Non
lo so, sono in viaggio per scoprirlo”.
Il
25 gli rispose “Chiedi al 31, qualche casella più avanti. Essendo l’ultimo
giorno dell’anno, conosce tanta gente, lui lo saprà di sicuro”.
Ringraziando,
il numerino si avviò verso il 31. La sua casina era piena zeppa di coriandoli,
e si accorse subito che era un po’ brillo.
Ma
si fece forza “Ciao, 31. Sai dirmi chi sono io?”.
Dopo
una spruzzata di stelle filanti, si mise
a cantare “Oh happy days” e poi lo invitò calorosamente a brindare con lui al
nuovo anno.
“No
grazie.” Disse il numerino “puoi dirmi però se mi conosci?”.
Il
31 lo guardò attentamente “Mah, non saprei. Io vedo tanta gente, sai, qui da me
si festeggia sempre” strizzò l’occhio birichino “Prova ad andare dai numeri di
gennaio, li c’è più calma dopo le feste, magari loro ti conoscono”.
Ringraziando
nuovamente il numerino svoltò verso gennaio.
Si
fermò a riposare in un giardino coperto di neve, e vide il numero 4 e il numero
20 che passeggiavano in silenzio tenendosi per mano.
“Salve”
lo salutarono.
“Ciao,
vengo da lontano. Voi per caso mi riconoscete?”.
Lo
guardarono bene, ma scuotendo la testa dissero “No, mi spiace. Hai qualcosa di
familiare ma non possiamo aiutarti. Prova dai numeri di marzo, sai, quelli di
febbraio sono in letargo per il freddo” e lo salutarono dopo averlo
abbracciato.
I
numeri di marzo sono davvero strani, pensò il nostro numerino, appena arrivato.
Sarà
la primavera, ma questi mi sembrano tutti figli dei fiori, pensò ancora, dato
che avevano tutti delle ghirlande di fiori intrecciate tra i capelli o intorno
alla vita, e sembrava che si preparassero ad una festa.
Chiese
al 7, che si stava truccando “Scusa, cosa succede?”.
“Andiamo
tutti alla festa di compleanno del 25. Sai, due persone che si vogliono bene
festeggiano insieme il compleanno”.
“Ah,
ho capito. Posso venire anch’io?”.
“Ma
certo!” e infilatogli una ghirlanda in testa, lo trascinò letteralmente alla festa.
Il
nostro numerino si guardò in giro, ma non conosceva nessuno, poi vide un numero
che stava decorando una meravigliosa torta, e chiese “Ciao, tu chi sei?”.
“Io
sono il numero 16, e abito nel mese di aprile. Ti va di accompagnarmi a casa
mia? Ho dimenticato la panna nel frigo, e mi serve per finire la torta di
compleanno”.
E
uscirono dalla festa per recarsi nel mese di aprile, poco distante.
In
nostro numerino cominciava ad avere caldo, ma si godeva il sole di aprile. Non
lo aveva mai visto.
Prima
di arrivare alla casella del 16 aprile, passarono lungo tutto il mese di marzo.
La
casella del numero 18 era particolarmente colorata. Era piena di giochi, di
pupazzi, di matite colorate.
Sicuramente
era un numero allegro e giocherellone, infatti comparve poco dopo alla finestra
della sua piccola casina, aveva in testa una parrucca bionda con due codini ed
un coniglio bianco sottobraccio.
Si,
pensò mentre lo salutava passando oltre, era davvero giovane.
Dopo
aver lasciato il 19 sull’uscio di casa a prendere la panna, si avviò mestamente
trascinando i piedi, era stanco di girovagare e voleva tornare a casa.
Quando
alzò gli occhi, si accorse stupito di essere di nuovo nel mese di dicembre.
Sorpreso
per non essersi accorto di aver oltrepassato la sua casetta, notò di essere
davanti al 13 dicembre.
Era
una casella dove regnava tanto amore. Si accorse subito che era un bel numero:
li si respirava amore, tenerezza e si sentì per la prima volta accolto e
capito.
Provò
a bussare ma in casa non c’era nessuno.
Dalle
tendine alle finestre si poteva intravedere all’interno un magnifico e grande
albero di Natale e tante foto sul caminetto di maiolica verde.
Decise
di entrare, attratto dalle foto.
E
capì.
Capì
perché tutti quei numeri che aveva incontrato gli erano familiari: il 4 e il 20
gennaio tenevano per mano una piccola 18 marzo e sorridevano felici, mentre il
13 dicembre e il 16 aprile sorridevano in una foto che li ritraeva davanti a
quello stesso camino che aveva davanti agli occhi, insieme ad un piccolo cane
nero.
Una
terza e ultima foto ritraeva i due sorridenti 25 marzo in un campo di papaveri
che tenevano per mano….lui!!!
Proprio
così!!
Finalmente
aveva trovato la sua famiglia ed aveva capito chi era e qual’era il suo posto
nel calendario!!!
Corse
veloce e sorridente verso la sua casella, nel mese di novembre.
Sotto
di se, prima di riprendere il suo posto, scrisse a grandi lettere rosse:
20 NOVEMBRE, COMPLEANNO DI MATILDE.
(che è la mia nipotina, mentre tutti i numeri citati sono i compleanni della mia famiglia e... il mio!!Ovviamente, il 13 dicembre è quello della mia amata mamma...)
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