Chiudo gli
occhi e ti ascolto con il cuore.
Sento, si,
sento tanto. Due orecchie sono poche, per ascoltarti.
Si, perché
questa donna si ascolta con l’anima.
Ed ecco che
arriva il suono delle gocce d’acqua che saltellano le une sulle altre,
eccheggiano e rimbalzano sui sassi coperti di muschio: la tua risata arriva
fresca come la polvere fine di acqua di una cascata che crea l’arcobaleno,
quando il sole della tua allegria l’attraversa riflettendo all’infinito la tua
bellezza.
Ascolto,
ancora.
Sento
l’energia che si sprigiona dalle viscere della terra, quella potenza del magma
dei primordi della tua essenza, forte, calda, avvolgente, che tutto brucia per
risorgere a nuova vita; la fenice del venire in contatto con te ha fatto
risorgere a nuova vita il mio concetto di amicizia.
Mi manca
ancora un suono, per completare l’empatia che ascolto, pensandoti: la tua voce
mi ricorda il frusciare del vento tra la chioma di una grande, saggia e ben
ancorata quercia, alla terra di cui si nutre.
Sentilo,
quel fruscio: parla di tanto, sussurra, a volte grida la felicità di vivere, di
amare. Ti coinvolge.
E sono
felice di essere una di quelle foglie che compone la chioma della tua vita, e
di essere parte del suono che genera la tua risata, saltellando su di me, e
sulle tante pietre di cui è costellata la tua cascata, attraverso la quale
cammini nel mondo.
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